domenica 29 aprile 2012

Radical City_il progetto curatoriale

Il tema che viene affrontato è la città come spazio di sperimentazione delle teorie espresse dall'architettura radicale italiana attiva dal 1963 al 1973, per molti anni esclusa dalla storia dell'architettura ufficiale, ad opera di Archizoom, Superstudio, UFO, Gianni Pettena, Ugo La Pietra, Pietro Derossi/Strum, 9999, Zziggurat. La mostra, curata dal critico di architettura Emanuele Piccardo, si pone l'obiettivo di riscrivere una pagina importante dell'architettura italiana che ha influenzato le generazioni future di progettisti da Zaha Hadid a Bernard Tschumi, da Rem Koolhaas a Winy Maas. La mostra è suddivisa in quattro aree tematiche: il contesto, la teoria, la piazza, la discoteca.
Il contesto nel quale si inserisce l'architettura radicale, termine coniato all'epoca dal critico Germano Celant, è quello degli anni Sessanta: la rivoluzione sessuale, il cambio di gusto dei giovani, l'invenzione della minigonna, le occupazioni delle Facoltà universitarie per una migliore didattica, gli scioperi e le lotte operaie contro i padroni, l'ondata rivoluzionaria proveniente dal campus californiano di Berkeley e le proteste contro la guerra in Vietnam. Inoltre risulta fondamentale il pensiero di alcuni intellettuali come Henry Lefebvre e il suo Diritto alla Città o i Quaderni Rossi di Mario Tronti. Non secondaria è stata la crisi del ruolo dell'architetto nella società con la fine del Movimento moderno, così come la nascita di nuove correnti artistiche in Italia, come l'Arte povera, l'Arte cinetica e programmata, in Europa con la Pop Art in Inghilterra; la Land Art, l’Arte concettuale e l'invenzione dell'happening, ad opera di Allan Kaprow, negli USA.
Zziggurat, Città lineare, Firenze 1969 La teoria viene espressa dai progetti teorici dei gruppi radicali che rappresentano la deriva della metropoli degli anni Sessanta nella logica del mercato e del consumo, ancora oggi prepotentemente in atto. Verranno presentati i progetti del Monumento Continuo dei Superstudio, la No Stop City degli Archizoom, la Mediatory City del Gruppo Strum e la Città lineare degli Zziggurat.
UFO, Urboeffimero, Firenze 1968 La piazza è lo spazio pubblico per eccellenza dove si manifesta il conflitto sociale e politico. Viene eletta dai radicali come luogo per sperimentare nuove forme di rappresentazione del conflitto attraverso modalità e azioni vicine alle performance e agli happening degli artisti. Ancora oggi la piazza è ritornata centrale per l'affermazione della propria identità e del desiderio di libertà. In questa sezione verranno presentate le opere di UFO, Gianni Pettena, Ugo La Pietra e 9999.
Pietro Derossi, Giorgio Ceretti,Piper Pluriclub, Torino 1966 La discoteca La discoteca è quel luogo dove i giovani possono esprimere la loro creatività al pari dei coetanei inglesi e americani. E' lo spazio del coinvolgimento sensoriale che viene progettato e realizzato da gran parte degli architetti radicali, a partire dal corso di Arredamento e Architettura degli Interni che Leonardo Savioli conduce alla Facoltà di Architettura di Firenze. Pietro Derossi realizza a Torino il famoso Piper Pluri Club; Superstudio il Mach2 e i 9999 lo space Electronic a Firenze mentre gli UFO realizzano il Bamba Issa in Versilia, e Ugo La Pietra il Bang Bang a Milano. L'avventura architettonica radicale si è sviluppata a Firenze, che è stato il centro propulsore, anche per il grande numero di gruppi e singoli architetti che hanno animato il movimento, ma soprattutto per il sostegno di Leonardo Ricci e Leonardo Savioli che, insieme a Umberto Eco e Giovanni Klaus Konig, hanno sostenuto dall'interno dell'accademia universitaria, l'onda del cambiamento generazionale; successivamente il movimento si è sviluppato a Torino dove emergeva Pietro Derossi e i suoi futuri compagni del gruppo Strum (Ceretti, Giammarco, Vogliazzo, Rosso), grandi animatori culturali, quando nel 1969 organizzarono il convegno Utopia e/o Rivoluzione, al quale parteciparono, tra gli altri, Paul Virilio, Yona Friedman, Paolo Soleri e i francesi Utopie. Contemporaneamente a Milano operava come radicale Ugo La Pietra e con finalità differenti, più da promotori e divulgatori del movimento, Ettore Sottsass e Fernanda Pivano attraverso la rivista Pianeta Fresco e Alessandro Mendini, prima nella direzione della rivista Casabella e poi di Domus. Un altro aspetto importante della cultura alternativa dei Sessanta è stata l'autoproduzione di pubblicazioni e pamphlet, che artisti e architetti radicali realizzavano in occasione di eventi ed happening e dei quali la mostra renderà la giusta visibilità. In contemporanea all'esposizione sono previsti incontri e conferenze pubbliche sui temi della mostra e la loro attualità nel dibattito politico e architettonico contemporaneo. In occasione della mostra Radical City nel prossimo mese di settembre 2012 si terrà presso il The Florence Institute of Design International un workshop tra gli studenti della scuola e gli architetti radicali a cura di Lapo Binazzi ed Emanuele Piccardo. Info www.florence-institute.com

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